Girolamo Persici: pezzo di legno di un commode con la firma del ebanista incisa

Girolamo Persici: Conosciamo Meglio un Antico Ebanista

La sorpresa durante un restauro commode Genova

L’anno passato stavo restaurando una commode in stile Impero, uno stile che, come ormai saprai, è relativo il periodo di Napoleone Bonaparte, all’incirca verso il XIX secolo. Fino a quel momento sembrava un restauro come tanti altri: il proprietario mi aveva contattato per rimettere in sesto questa bella commode e, dopo aver preso accordi, il mobile è arrivato nella mia bottega di restauro Genova e mi sono messo a lavorarci.

Ma è stato quando ho rovesciato un cassetto che il semplice restauro si è trasformato in qualcosa di inaspettato ed estremamente gradito. Sotto a quel semplice cassetto ho avuto il piacere di trovare una firma: l’ebanista che aveva realizzato quella commode ha deciso di vergare con una bella calligrafia il suo nome, cioè Girolamo Persici.

Inutile tentare di spiegare quanto questa scoperta mi abbia fatto viaggiare con la mente, tornando ad anni dove l’ebanista lavorava nella sua bottega e realizzava mobili di gran pregio, mobili che spesso andavano ad arredare case lussuose e che passavano di generazione in generazione. Nel fantasticare sui tempi passati, mi sono ben presto trovato a desiderare di dare a Girolamo un’identità e una fisionomia.

Alla scoperta dell’ebanista Girolamo

Girolamo Persici: Restaurazione comode in stile impero del periodo di Napoleone BonaparteNon c’è dubbio sul fatto che Girolamo fosse un ebanista e la sua firma vergata con tanta grazia mi fa pensare che fosse dotato di un’istruzione di base di buon livello, cosa non così scontata per i tempi!

Dobbiamo infatti ricordarci che lo stile Impero, lo stile della commode in questione, celebra i trionfi di Napoleone Bonaparte fino alla sua successiva caduta nel 1814. Considerando questo periodo temporale, possiamo presumere che il nostro ebanista sia nato nella seconda metà del Settecento, diventando così spettatore e testimone del Secolo dei Lumi.

Il cassettone che costruì e che firmò è perfettamente in linea con i canoni estetici e le misure dello stile Impero, è molto equilibrato, perfettamente funzionale, è rivestito da noce nazionale di prima scelta (un materiale quindi di altissimo livello) e, in generale, comunica un sentimento armonioso. Queste considerazioni, mi portano a pensare che il caro Girolamo fosse un imprenditore molto serio, informato sugli stili e tendenze, estremamente attento alle commesse, quasi un conformista.

Sono inoltre convinto che fosse anche un abile e solerte artigiano, attento a soddisfare le richieste dei Clienti incassando il prezzo pattuito per la commissione.

Osservando attentamente il mobile nella mia bottega di restauro Genova, ho subito notato le sue misure contenute che mi hanno indotto a pensare che il centro di produzione non fosse in Padania, ma comunque nel nord Italia. In Padania, infatti, le abitazioni avevano dimensioni maggiori e questo consentiva ai proprietari di commissionare mobili decisamente più imponenti e grandi. Credo che la commode sia ligure: le sue dimensioni contenute, infatti, ben si sposano con gli immobili spesso presenti nelle nostre riviere.

Il cognome “Persici” non ci fornisce molte indicazioni circa la sua appartenenza territoriale: potrebbe infatti essere campano quanto emiliano. Del resto sappiamo benissimo che nel corso del tempo le persone si spostano e magari si trasferiscono in altre città in cerca fortuna, abbandonando così le loro origini per un futuro migliore.

La bottega dell’ebanista Girolamo Persici: un viaggio nel passato

Concentriamoci per un momento su come si lavorava in queste botteghe per progettare e realizzare un mobile da niente. Nell’immaginario collettivo si è ormai fatta spazio l’idea che il mobile antico venisse costruito da un singolo artigiano che ne curava tutte le fasi di realizzazione. Questo era vero per le botteghe di campagna o di montagna, ma nelle città, nei grandi centri urbani, le cose erano ben diverse. In questi luoghi, non vi erano semplici e rustiche botteghe, ma veri e propri centri di produzione e mobilifici.

Ritengo dunque possibile che Girolamo Persici fosse a capo di un’azienda struttura e molto organizzata, più moderna di quanto siamo oggi portati a pensare. Secondo il mio modesto parere, Girolamo aveva contatti con fornitori di legname stagionato, marmisti e fornitori di colle, colori e vernici: insomma, tutto il necessario per creare importanti mobili direttamente nella sua bottega.

Aveva una clientela consolidata negli anni e che lo contattava al bisogno. Magari aveva anche ereditato il lavoro dal padre ed era un mestiere che si tramandava in famiglia come spesso accadeva.

Per quanto riguarda il lavoro, c’è la possibilità che Girolamo fosse esperto nel disegno, in alternativa disponeva di modellini di mobili all’ultima moda francese che aiutavano i clienti ad effettuare la scelta. Alcuni di questi piccoli capolavori sono giunti fino a noi e si possono trovare sui banchi dei mercatini.

Girolamo aveva un laboratorio, ma probabilmente possedeva anche uno spazio espositivo pulito, ordinato e ben illuminato dove mettere in mostra le sue abilità di ebanista. Aveva senza dubbio dei concorrenti, ma del resto chi non ne ha?

Disponeva certamente di alcuni collaboratori, 5-6 uomini o forse anche di più, che lo aiutavano nella produzione di mobili. Alcuni erano di certo falegnami, altri lucidatori e indoratori: aveva quindi creato un bell’ambiente di lavoro nel quale il mobile commissionato riceveva tutta l’attenzione che meritava da parte dei veri professionisti.

Altri aspetti che non mi sento di escludere è che alcuni di questi lavoratori probabilmente si occupavano anche della consegna degli arredi e, cosa molto importante, anche della loro manutenzione a domicilio. La manutenzione è ciò che ha fatto giungere fino ad oggi quelli che chiamiamo “mobili antichi”: non è quindi un caso se consiglio sempre ai miei Clienti di prendersi cura dei mobili antichi, così che possano passare in eredità alle future generazioni.

In passato, se si verificava un danno a un mobile, l’ebanista accorreva per provvedere alla riparazione. Se per esempio la lucidatura, a distanza di anni, iniziava a sfiorire, l’ebanista inviava un suo garzone per rinfrescare la lucidatura con tampone, vernice e olio. Se si presentava un problema di infestazione tarli, sempre lo stesso garzone si precipitava a casa del cliente armato di canfora e cera per eseguire una disinfestazione tarli. Grazie a queste cure e manutenzioni costanti, molto mobili sono arrivati fino a noi, spesso in buona salute.

Il fiorente mondo dei mobili antichi: ieri e oggi

Come detto, grazie alle cure che venivano loro riservate, questi mobili degli antichi ebanisti sono giunti fino a noi e sono stati tramandati di padre in figlio. Ma questi mobili hanno anche vissuto numerose avventure!

Non si sono limitati ad esercitare la loro funzione per centinaia di anni, ma sono stati regalati, ceduti, venduti e magari anche pignorati, sono stati inseriti nuovamente in un florido mercato dei mobili pregiati per poi entrare in altre dimore sontuose

Questi mobili venivano anche rubati e rivenduti in terre lontane dove nessuno fosse in grado di riconoscerli. Tale pratica, purtroppo, è stata in vigore fino a pochi anni or sono, quando Internet non era ancora entrato nelle nostre vite annullando tutte le distanze.

Oggi le cose sono cambiate e lo è anche il mercato dell’antiquariato che si è trasformato in un mercato di nicchia riservato a pochi collezionisti e ai fortunati possessori di mobili di famiglia dai quali non sono disposti separarsi.

Quello di oggi è stato davvero un bel viaggio che mi ha portato a fantasticare su un ebanista che ha vissuto quando lo stile Impero era di gran moda, sulla sua bottega, sui suoi garzoni e su come i mobili venivano curati. Un viaggio iniziato da un semplice scarabocchio a china trovato sul fondo di un cassetto!

È il momento di tornare al restauro della commode in mio possesso e portare a termine un lavoro superlativo che, forse, anche il caro Girolamo avrebbe apprezzato!

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