Restauro statua in legno del Cristo di Favale
La ricostruzione delle dita mancanti della mano
Questo lavoro è stato eseguito nel 2012 in collaborazione con la collega Eleonora Parodi. Il manufatto oggetto di restauro era il Cristo di Favale. Il mio intervento è consistito della ricostruzione delle dita della statua.
Lo stato di fatto che ci si presentò fu di una statua di Cristo con una mano che aveva dita ricostruite in gesso dipinto, in forma molto approssimativa, probabilmente realizzate da un artista non perfettamente formato: il decorso del materiale è stato infelice, in quanto eccessivamente costituito di gesso, e quindi povero di sostanza e più delicato e facilmente usurabile. Quanto è rimasto ha tuttavia rappresentato un punto di riferimento per la ricostruzione che ho realizzato.
La ricostruzione delle dita della statua del Cristo è stata realizzata mediante intaglio di legno di tiglio, seguendo la tecnica scultorea classica: oggigiorno nessuno più perde tempo a intagliare il legno: ma io sì!
Neppure nel corso del restauro del “Cristo svelato” di Donatello di Santa Maria dei Servi a Padova (XV secolo) è stata utilizzata la tecnica dell’intaglio, e personalmente deploro queste scelte: oggidì vengono avvallati materiali di sintesi da parte delle Soprintendenze, impastando i quali si realizzano modelli che vengono successivamente adesi alla struttura originale che è costituita di un insieme materico completamente diverso. Chi sa cosa succederà nei secoli a venire.
Qui non riesco a nascondere il mio dissenso nei confronti delle scelte operate dalle Soprintendenze in merito alle ricostruzioni e ai materiali utilizzati in corso d’opera. In realtà nessuno conosce il decorso che i materiali di sintesi che compongono queste resine possano avere nel corso degli anni, mentre una ricostruzione filologica e documentata sarebbe molto più in linea con i principi della Carta del Restauro 1972.
Ma torniamo al Cristo di Favale e alle sue dita andate perdute: io ho deciso di ricostruirle in legno di tiglio stagionato, seguendo il modello in gesso e documentandomi su altri Cristi della Scuola del Maragliano. Poi la collega ha eseguito l’intonaco e la finitura pittorica.
Nessuno mai saprà che il Cristo di Favale ha ricevuto un trattamento migliore del Cristo di Donatello: ma questo è il destino dei restauratori: essere invisibili! :)